A Roma ha perso lo Stato, anzi è una vita che ha dato forfait

Non dovremmo nemmeno stupirci dello sfacelo visto sabato scorso: è già sotto gli occhi di tutti in ogni settore della vita pubblica. Ma ora ci tolgono anche il calcio, la passione. E soprattutto si portano sulla coscienza quello sparo maledetto
  • di Francesco Bruno

    La giostra continua. Radio, televisioni, web, è tutto un vortice mediatico di iperinformazione,  purtroppo faziosa e parziale, sull’incredibile vicenda di Roma.  Non si discute del fatto che un ragazzo napoletano è in fin di vita perché Daniele De Santis detto Gastone, criminale di fede giallorossa, gli ha sparato durante un’assurda azione di guerriglia urbana. Si discute, invece, di Genny ’a carogna, della sua ingiustificabile maglietta, della presunta trattativa – che in realtà non è esistita – tra Calcio Napoli, dirigenti di polizia e tifosi. Tutto incredibile e da condannare, non c’è alcun dubbio. Solo che ci si è dimenticati di sottolineare un piccolo particolare. Sabato sera abbiamo assistito alla clamorosa manifestazione di quello che noi cittadini italiani sperimentiamo quotidianamente: la completa assenza dello Stato. Uno Stato che non è in grado di offrire servizi che sarebbero basilari come sanità, istruzione, politiche sociali, sicurezza. Se per effettuare un esame diagnostico in tempi rapidi c’è bisogno dell’aggancio, se per iscrivere tuo figlio all’asilo basta avere in famiglia due redditi medio bassi per non entrare in graduatoria, se per assistere un anziano devi rivolgerti privatamente a una badante dell’est, perché mai le forze di polizia avrebbero dovuto essere in grado di garantire l’ordine pubblico sabato sera a Roma? Perché mai avremmo dovuto aspettarci che il tragitto tra l’enorme area parcheggio riservata ai tifosi partenopei e lo stadio Olimpico dovesse essere blindato per permettere a famiglie e bambini di transitare in tranquillità? Francamente, non potevamo aspettarcelo.

    Poteva  succedere,  in questa Italia, soltanto quello che sta accadendo da cinque giorni a questa parte. Lo sfortunato Ciro Esposito, colpito quasi a morte nell’imboscata romanista, ha atteso che arrivasse l’ambulanza, ovviamente in ritardo, e nel frattempo è stato soccorso proprio dal famigerato Genny ’a carogna. I tifosi della Fiorentina hanno intonato, come al solito, i noti e beceri cori anti Napoli, ma gli scandalosi telecronisti Rai hanno evidenziato il lancio di fumogeni e la mini invasione di campo degli “scalmanati” supporters partenopei a fine gara: risultato, due giornate di squalifica alle curve partenopee e una con la sospensiva alla Fiesole. Renzi ha telefonato, giustamente,  alla vedova dell’ispettore Raciti, mentre i familiari di Ciro Esposito, non propriamente benestanti, sono stati lasciati soli in ospedale, e sono stati aiutati a trovare vitto e alloggio dagli ultras laziali e genoani.  Le indagini della Digos hanno appurato che De Santis è stato aggredito da napoletani incappucciati e armati di spranghe, e l’esame dello stub è stato parzialmente negativo: alla fine ci racconteranno che Ciro Esposito ha tentato il suicidio sparandosi e che il cosiddetto Gastone stava coltivando le mammole nel suo vivaio..

    In tutto questo caos il Napoli ha battuto il Cagliari in un match che è valso la qualificazione matematica ai preliminari di Champions League, ma di questo campionato, già di per sé poco interessante dopo che i suoi verdetti sono stati emessi da settimane, in realtà non ce ne frega niente più. Ecco, è proprio questo il torto più grande che siamo costretti a subire. Il calcio, il pallone passano in secondo piano. Anche la nostra passione ci stanno togliendo. Ci stanno ripetendo che sabato il calcio ha perso, ma non è vero. Sabato ha perso la Stato. Anzi, a pensarci bene,  non è vero neanche questo. Lo Stato non può perdere, perché si è già ritirato da tempo da ogni campo da gioco.

    Condividi questo post