Noi patuti così in astinenza da applaudire il ritiro del “Napoli temporaneo”

Solo 5 titolari su circa 30 convocati a Dimaro. Poi una sfilza di ragazzi destinati a farsi le ossa altrove o di esuberi da piazzare. Sarebbe meglio anticipare le date del mercato estivo. Ma noi siamo talmente affamati da emozionarci anche così
  • di Francesco Bruno

    Da giovedì scorso la squadra è in ritiro a Dimaro. Il programma di allenamenti quotidiani predisposto da Benitez e dal suo staff è già a pieno regime, con il 2-0 al Feralpi Salò è partito il ciclo di amichevoli, così come il fitto calendario di eventi offerti ai tifosi che hanno deciso di trascorrere le loro vacanze in compagnia degli azzurri in Trentino. Leggendo la lista dei convocati per il ritiro  notiamo che sono al lavoro più giocatori che cambieranno squadra prima della fine del mercato di quanti faranno parte della rosa azzurra per tutta la stagione. Una truppa di una trentina di atleti, composta in maggioranza da speranzosi giovanotti della Primavera e da calciatori tornati alla base per fine prestito. Giovani di belle speranze, che al massimo giocheranno nella prossima stagione qualche scampolo di partita, e giocatori da piazzare, tipo Rosati, Gamberini, Donadel e Dumitru, che ogni luglio costituiscono per noi tifosi un incubo di una notte di mezza estate. Viene da chiedersi con quali giocatori sta lavorando in queste ore don Rafè. Sono arrivati Koulibaly e Michu, ma tra gli azzurri presenti a Dimaro i probabili titolari dovrebbero essere soltanto Albiol, Jorginho, Hamsik, Callejon e Insigne. Un po’ poco, per permettere a Rafa Benitez di impostare al meglio la preparazione estiva.

    Una cosa viene da chiedersi: ma a cosa serve il ritiro estivo in queste condizioni? Dal punto di vista tecnico serve a poco o nulla. Quella di Dimaro corre il rischio di diventare una bella vacanza in montagna, e poco altro. Un’operazione di marketing, conveniente per le società e per le amene cittadine che ormai si stanno specializzando nell’ospitare le squadre di calcio e le loro tifoserie. Ma anche una bella tradizione per noi tifosi. Perché, finalmente, pone termine alla crisi di astinenza di noi malati di calcio, che per tirare avanti dopo la fine del campionato siamo stati costretti a seguire ai Mondiali le partite delle varie nazionali in cui sono scesi in campo giocatori azzurri. E poi perché, diciamoci la verità, ci rassicura vedere i nostri beniamini che corrono e sbuffano tra i boschi, e poi, molto folcloristicamente, si gettano nelle acque di un ruscello che le cronache raccontano essere gelate. Basterebbe far svolgere il mercato da fine campionato a metà luglio per consegnare agli allenatori rose già complete di giocatori con cui lavorare, ma tant’è. Sono i misteri di un calcio che, sotto questo aspetto come in quasi tutto il resto, non è in grado di regolamentarsi in modo normale.

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