Hanno riaperto le curve della Juve? E mo’ non sia mai l’Uefa ci squalifica il San Paolo...

È passato o no, il principio per cui vanno puniti gli ultras bercianti (gradinate chiuse solo a loro) ma il club non deve avere lo stadio semivuoto? E allora il principio valga anche in Europa quando i tifosi della curva A occupano le scalette gialle
  • Foto: goal.com

    di Errico Novi

    Devono vincere, punto. Noi a Napoli ci siamo inventati un coro, “Devi vincere”, forse perché ci viene il dubbio che i nostri non ne siano sempre convinti. Alla Juve invece lo sanno benissimo. Devono vincere, hanno una missione. Sotto ci può capitare di tutto: rigori non dati agli avversari, normali fasi di gioco convertite in rigori per la Juve, bambini, arbitri chiusi negli spogliatoi. Niente. Viene tutto dopo. Prima la Juve. Prima quella missione da compiere. Poi, se c’è tempo il resto. E così è, e sarà, anche domenica prossima, quando al posto di Drughi e ultras bianconeri variamente bercianti ci saranno appunto migliaia di bambini. La Federazione ha dato il via libera affinché i cancelli di curva sud e curva nord dello Juventus stadium, chiuse per squalifica, siano aperti ai piccoli allievi delle scuole calcio. Non ci saranno spalti mezzi vuoti come invece vorrebbe la sanzione comminata dal giudice federale. Mancheranno gli striscioni degli ultras ma ci sarà la festosa presenza dei giovanissimi supporters.

    Supporters, poi. Chissà. Faranno entrare solo piccoli di comprovata fede bianconera? Impossibile. Però magari dopo un’esperienza del genere si convinceranno anche i ragazzini col papà cuore granata o partenopeo di fede. E siamo a tre colpi in uno: stadio pieno anziché semidesertico come imposto dalla legge, figura da professori di pedagogismo applicato alle cattive maniere dei curvaioli, e proselitismo infantile. Fantastico. Se non ci fosse la Juve dovrebbero inventarla.

    Sono passati sopra il principio giuridico della discriminazione territoriale come un rullo compressore. La pena che dice? Che se i tifosi di una squadra fanno cori razzisti si chiude il settore da cui quei cori sono partiti. È chiaro che la ratio della norma prevede una sorta di pena accessoria a carico di terzi: la punizione primaria è ovviamente per i supporters, che non possono occupare la consueta postazione e che, se identificati dalla fidelity card come nel caso della Juve, non possono comprare il biglietto per un altro settore. Puniti loro, dunque, gli ineffabili coristi. Ma non solo. Perché la logica della norma appunto impone implicitamente una penalizzazione a carico del club. Il quale ovviamente non può confidare nel sostegno dei settori più caldi dello stadio. E che soprattutto si trova a giocare una partita casalinga nello scenario un po’ spettrale e ipnotico di un impianto mezzo deserto.

    Questa roba c’è nella legge, punto. Ma tutto cambia se lo stadio non è più semivuoto. Tutto cambia nel momento in cui la Federazione autorizza l’iniziativa (partita da un giornale neutrale, Tuttosport), la Lega si preoccupa pure di anticipare l’orario alle 18.30 perché i bambini vanno a letto presto, il presidente del Coni Malagò dice con slancio incontrollato che questa trovata gli ricorda i beni confiscati alla mafia.

    Ma un vantaggio, al di là dell’orrenda mortificazione subita, c’è, cari partenopei. È passato o non è passato, con questa storia delle curve juventine riaperte, il principio per cui i tifosi intemperanti non possono danneggiare il loro club? Si che è passato: possono danneggiare loro stessi, ma a carico della società non possono esserci ricadute gravi. Benissimo. Deve valere anche per Napoli-Arsenal. O no? Oppure vi immaginate se la gara ancora teoricamente decisiva per l’accesso agli ottavi si giocasse a porte chiuse per “le vie di fuga ostruite” sugli spalti? Scusate, ma dalla riapertura delle curve juventine non discende l’assunto per cui il club non può farci nulla se ha tifosi beceri? Non viene cioè sancito che i berciatori vanno puniti (non possono entrare nella loro curva) ma il club deve essere compatito, e quindi autorizzato a riempire le gradinate con ragazzini-scudi umani? È passata o no questa acrobatica interpretazione della norma? E allora deve valere anche per il Napoli. Mica è colpa di Bigon se i tifosi delle curve si accomodano pure sulle scalette gialle (le “vie di fuga”)? Così come la Juve non può spedire in curva sud un’orda di steward a tappare la bocca dei drughi appena pronunciano la parola «Vesuvioo...», può mai De Laurentiis arruolare del personale in livrea per convincere i tifosi della curva A a lasciare libere le famose scalette? Non può, eh? E allora scusate: visto che sul capo d’accusa appena ricordato (scalette gialle) la Uefa non si è pronunciata; visto che magari i giudici si sono inguattati per evitare rogne ma se qualcuno dell’Arsenal se lo ricorda va a finire che all’improvviso ci chiudono il San Paolo; se per caso succedesse proprio questo, siamo tutti d’accordo che il presidente del Coni si mette su un aereo per Nyon, dove ha sede la commissione dell’Uefa, e fa presente che noi in Italia siamo avanti nel diritto (non a caso la Juve partecipa regolarmente al campionato) e che o riaprono il San Paolo o usciamo dall’euro. Così va bene. Altrimenti, come ha meritoriamente sostenuto il Napolista con un suo coraggioso intervento, quella roba dello Juventus stadium si riduce a una presa in ostaggio dei bambini con il tipico pavore di chi non si guarda allo specchio. E i ragazzini in curva sud, caro presidente del Coni, restano gli unici “beni sequestrati” di questa indigeribile vicenda.

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