Europei, la playlist di Italia-Irlanda 0-1

Brunori Sas, Lucio Battisti e gli Almamegretta nel racconto in musica della prima sconfitta degli azzurri
  • di Raffaele Calvanese

    Una partita dal destino segnato. Gli stessi segni che i calciatori in campo si sono lasciati con i loro tacchetti in un match molto fisico e anche abbastanza avaro di emozioni. Lasciamo la vittoria all’Irlanda e anche la qualificazione ai nostri avversari. Le nostre seconde linee non entusiasmano e ci riportano coi piedi per terra dopo due  risultati positivi. Ora testa alla Spagna e piedi ben saldi per terra.

    ThePogues – Fiesta

    Se c’è un gruppo musicale che incarna lo spirito irlandese quello sono i Pogues, se c’è una loro canzone capace di descrivere quello che è successo ieri sera al gol del vantaggio sulla nostra nazionale quella è Fiesta. Un’esplosione di gioia mista ad abbondanti dosi di alcool che scorreva nelle vene già dal primo pomeriggio. Gote arrossate e cori scanditi a gran voce. Ma anche molto “whiskey in the jar” per ripescare sempre dal repertorio dei Pogues. Una vittoria che non ci fa male quanto avrebbe potuto, perciò tutti contenti e a bere al pub.

    Lucio Battisti – Prendila così

    Sapevamo che era una partita che non valeva molto, non serviva per qualificarci, per fortuna e sarebbe stata una passerella per calciatori che l’allenatore vede di meno. Certo anche tra le seconde linee c’è una gerarchia e alcuni giocatori come Zaza e Thiago Motta di sicuro sono pedine che Conte avrebbe voluto schierare anche tra i titolari, da qui si capisce anche la caratura della nostra rappresentativa, per dire. E’ arrivata la sconfitta e non possiamo farne un dramma. Piuttosto tocca guardare alla prossima partita, ben più impegnativa.

    Brunori Sas – Il Pugile

    Per certi versi la sfida contro l’Irlanda potrebbe essere definita la metafora della partita ignorante. Gli irlandesi la mettono subito sul piano fisico facendo sentire i tacchetti ed anche i nostri giocatori non si tirano indietro. Lunghe fasi interlocutorie che non lasciano molto spazio allo spettacolo, il match si gioca a centrocampo, centimetro su centimetro. mazzate date e prese, palle lunghe e pedalare per gli irlandesi mentre noi ci difendiamo senza riuscire a ripartire in contropiede un po’ per il pressing avversario un po’ per le evidenti deficienze tecniche in fase di palleggio, c’è da dire che anche il modulo non aiuta a far girare la palla. La partita scorre così noiosamente verso un pareggio, con pochi brividi fino al colpo di scena finale su un errore di Bonucci che regala la gioia della qualificazione ai nostri avversari.

    The Cars – Magic

    Abbiamo questo difetto, che dimentichiamo alla svelta, e fingiamo di non vedere i problemi. Ammettiamolo, il famoso storytelling, al netto dei risultati positivi ha caricato questa nazionale prima di fallimenti e poi di successi che sono probabilmente distanti dalla verità. Non siamo una squadra magica, non tutto quello che tocchiamo diventa oro, e forse non siamo nemmeno da buttare, dopo aver visto altre rappresentative ben più pompate dalla stampa. Una partita come quella contro l’Irlanda ci fa soltanto capire che la verità sta nel mezzo, ovvero dobbiamo prenderci quello di buono che viene da questo europeo, cercando di non ignorare le falle del nostro sistema che ci ha portato ad avere una nazionale povera di risorse. Le soluzioni non sono da trovare in questo europeo ma nel nostro campionato. Non crediamoci dei predestinati, pensiamo a lavorare.

    Almamegretta – ‘o buono e ‘o malament

    A venti minuti dalla fine Antonio Conte butta dentro Lorenzo Insigne, è il cambio finale della partita delle riserve. Di certo entrare in una situazione simile non è il massimo per nessuno. Altre nazionali ad esempio hanno usato questi cambi per far esordire calciatori al primo europeo. Insigne non ha m ai avuto un rapporto idilliaco col selezionatore di scuola juventina, questo è un fatto risaputo, ma nei venti minuti a sua disposizione è stato di sicuro, con il palo colpito dopo azione personale, il più pericoloso degli azzurri. In questa nazionale la fantasia non ha cittadinanza, si cercano i muscoli e l’agonismo, calciatori come Insigne appartengono ad una visione del calcio diversa, che non dimora in quest’organizzazione. Su un quoridiano sportivo si azzardano paragoni incomprensibili tra l’attaccante esterno azzurro e Gomorra, ma a ben guardare chi scrive cose del genere dimostra soltanto di non aver capito né Gomorra né Insigne. Da tifosi sappiamo bene di che pasta è fatto Lorenzo e non sarà certo la sua panchina in nazionale a cambiare l’idea che abbiamo di lui, peccato che ormai sia tardi anche per la nazionale che ha imboccato una strada diversa molto lontana dalla fantasia e non a caso anche dal cuore di tanti appassionati di calcio.

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