Vai Napoli, oltre alla tecnica mettici il cuore, quello di Bruscolotti e compagni trent'anni fa

Il Napoli arriva alla grande sfida al top della condizione. Ma ci vorranno soprattutto personalità e carattere... come quando Bruscolotti e gli altri azzurri inseguirono i madridisti negli spogliatoi del Bernabeu
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    di Francesco Bruno

    Alla fine, eccoci qua. Come tutte le cose tanto attese, all'improvviso, quasi senza rendertene conto, ti accorgi che il momento è arrivato. Il grande giorno, la partita che non è una partita ma un evento epocale. E dopo due mesi passati a provare a immaginare questo momento, ti sembra comunque di giungere impreparato e di essere colto dall'ansia allegra della vigilia. Ma queste sono elucubrazioni da tifoso. In campo ci vanno i giocatori che, come si dice sempre in questi casi, sono dei professionisti. E Il Napoli, checché possa dire Sarri che ovviamente in ogni intervista dichiara di pensare solo partita per partita, ha programmato da dicembre il lavoro per essere al meglio in occasione dell'appuntamento col Real Madrid. Vada come vada, l’obiettivo è riuscito. Il Napoli è sembrato in crescendo nelle ultime settimane e arriva alla sfida del Bernabeu al top della condizione psicofisica. Il fraseggio veloce e i tagli improvvisi per verticalizzare, le ripartenze in tre – quattro passaggi, insomma tutto il repertorio calcistico messo in mostra dagli azzurri negli ultimi tempi puo' fare malissimo ai blancos.

    Questo il dato tecnico. Poi nel calcio ci sono altri valori che hanno un peso specifico anche maggiore. Lo diceva Toto' Schillaci qualche giorno fa: “Il Napoli deve andare lì senza paura, altrimenti tanto vale restare a casa”. La chiave è tutta qui. Come reagiranno gli azzurri all’impatto con lo stadio più famoso del mondo? Se Insigne e compagni nel riscaldamento prepartita penseranno alle tante volte che hanno visto questo stadio dalla tivu' e alzeranno gli occhi per ammirare le altissime e bianche tribune, sarà un problema. Se Hamsik, quando suona l'inno della Champions, starà pensando a chiedere la maglietta a fine partita al capitano del Real Sergio Ramos, allora saremo messi male. Questo accade a tanti, quando vanno a giocare al Santiago Bernabeu. Valdano e El Buitre battezzarono negli anni '80 il “miedo escenico”, letteralmente la paura del palcoscenico. Per esorcizzarla serviranno forza e concentrazione, ma soprattutto personalità e carattere. A cui fa riferimento Pal'e Fierr' Bruscolotti quando orgogliosamente ricorda come gli azzurri rincorsero l'allenatore del Real Beenhakker - reo di averli offesi chiamandoli mafiosi – fino agli spogliatoi madridisti “per omaggiarlo di un saluto”, e come non riuscirono a raggiungerlo a causa di un bivio del sottopassaggio. Era un calcio d'altri tempi giocato - per dirla con Raffaele di Fusco, il dodicesimo di quegli anni indimenticabili – da “giocatori che erano piu' uomini rispetto ad adesso che sono piu' ragazzi”. Calcio di cui abbiamo pero' assolutamente bisogno se vogliamo farcela al Bernabeu. Per fortuna c'è Diego, che accompagna gli azzurri in questa trasferta madrilena, a ricordarglielo.

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