Coppa Italia, la carica delle 301: Marek Hamsik, tocca a te

La finale di Coppa Italia è un punto di svolta per lo slovacco: il 3 maggio ci dirà se rimarrà un campione incompiuto o se diventerà un grande leader
  • di Boris Sollazzo

    Giù le mani da Marek Hamsik. E non date retta ai giornali del nord che lo vogliono negli spogliatoi nerazzurri a trattare la sua cessione. Pur di destabilizzarci, sempre attorno alla nostra cresta preferita, tirarono su un circo mediatico grottesco tre anni fa, ricordate? Uno dei punti più bassi del nostro giornalismo sportivo, con la mitica invenzione del Mister X rossonero, una sorta di “vale tutto” in tempi di calciomercato. Allora era la Gazzetta, oggi è Tuttosport. Non ci curiam di loro, di chi ha venduto Zuniga una quindicina di volte.
    Ma guardiamo e passiamo.
    Non al Corriere dello Sport, che per troppi anni ha dato conto di affitti di case capitoline – o al massimo a Casal Palocco – contratti da decine di allenatori e migliaia di giocatori (ricordate i mitici Litmanen, è fatta; Vanenburg: arrivo; Eto’o perché no?).
    Ma qui, comunque, non parliamo di acquisti e cessioni: Benitez ha sempre puntato su Marekiaro, De Laurentiis lo ha già dichiarato incedibile.
    Ma Hamsik, l’uomo che Napoli ha adottato e che da Napoli si è fatto adottare, senza ripensamenti neanche nei momenti più bui (ben tre furti, uno dei quali particolarmente traumatico), sabato deve dare una svolta alla sua carriera.
    Chi scrive lo considera un campionissimo: uno che alla fine potremmo ricordare come un Lampard, un Gerrard, un Iniesta, uno Xavi. Ma deve crederci, deve diventare un leader. Non (solo) quel bravo ragazzo che ci commosse dicendo che aveva anni per diventare capitano del Napoli, mentre attorno a lui si affrettavano a firmare per altre squadre, non quello che si definisce solo un giocatore normale perché il campione è Cavani, neanche lo sportivo onesto che si assume tutte le colpe di un momento no, in cui non gli riesce nulla e lo ammette.
    No: vogliamo il Marek di Villareal e della finale di Coppa Italia di due anni fa, con la smorfia cattiva. Con le mani che incitano il pubblico, il gladiatore che, se c’era bisogno, marcava Daniele Conti per poi andare a segnare. Quello che non ha avuto paura di mandare via Mino Raiola, perché Napoli è più importante.
    Sabato saranno 301 partite con il Napoli. Tante. Sabato potrebbe entrare nella storia questo calciatore gentile nel tocco e nella testa. Potrebbe alzare un trofeo. E tutto passa per la sua crescita, il presente e il futuro. Un grande Napoli non può prescindere da lui: perché non si può cedere il terzo top player in tre anni, perché, Guardiola insegna, oltre al tiki-taka c’è di più (ovvero i campioni), perché uno come lui puoi rimpiazzarlo solo comprando due giocatori. Fortissimi.
    Per Cavani c’era Higuain. Ma un altro Marek non c’è in giro. E, soprattutto, gli azzurri devono imparare la lezione della Roma di quest’anno: tanto ha fatto Garcia, tanto ha fatto il modulo, tanto gli acquisti azzeccati. Ma Benitez, il 4-2-3-1 e il nostro calciomercato non sono stati da meno. La differenza l’hanno fatta quei quattro romani in squadra. Totti, De Rossi, Romagnoli e Florenzi. Quelli a cui la maglia la devi strappare di dosso per togliergliela. Quelli disposti a dare tutto partendo dalla panchina, mezzi rotti, persino fuori ruolo.
    Hamsik ama noi, la squadra, la città. Dà e darebbe tutto per questa maglia. Bisogna fondare la squadra su di lui e su Lorenzo Insigne e un altro paio che si butterebbero nel fuoco per noi. Anche se al Magnifico lo trattiamo come se fosse Russotto e pure se a Marekiaro non gli perdoniamo nulla e al primo anno che va storto lo mettiamo in discussione. E allora, ragazzo, zittisci questi ingrati. Questo modulo è perfetto per te, interpretalo. Non rinunciare a quella tua posizione ibrida, a metà tra il genio tecnico e l’equivoco tattico, ma adattala a nuovi compagni e allenatori. E fallo da subito, contro la Fiorentina, che dovrà lasciarti qualche spazio, se vorrà prendersene un po’ lei.
    Fallo perché vuoi e devi rimanere. Fallo perché il tuo mondiale quest’anno è quella coccarda che rivogliamo sul petto, sono quei preliminari che dipendono da te, sono, speriamo, un altro trofeo da conquistare ancora prima di rimettere la testa nel campionato.
    Fallo, perché Benitez ti renderà grande e insieme potreste non avere limiti, mentre da separati potreste perdere e perdervi entrambi.
    Fallo, per zittire quegli incompetenti, opportunisti e traffichini che girano attorno alla società, che scribacchiano peggio di come parlano, e viceversa.
    Fallo, Marek, perché, te lo dico io, se sabato inizi la tua ascesa verso la definitiva maturazione, nulla ti sarà precluso, neanche il Pallone d’oro.
    Fallo e poi, mentre salti e magari festeggi con Aurelio, digli che il problema del Napoli non è Hamsik. Ma semmai non averne abbastanza.
    Io ci credo, Marek. Credo in te, credo in un Napoli nelle tue mani. Bello e vincente. Metticela tutta, non avere paura: contrasti, tiri, aperture di gioco, come in quelle prime due giornate di campionato che qualcosa vorranno pur dire.
    Smettila di fare il bravo ragazzo, tanto lo sei e sarai comunque.
    Quella cresta e quei tatuaggi vorranno pur dire qualcosa, no? E allora sii affamato e folle. E disobbedisci, se necessario. Allora i Pogba te li mangerai a colazione, i Vidal a pranzo e i De Rossi e Pjanic allieteranno le tue cene.
    Fidati, Rafa non aspetta altro.

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