Alta tensione in casa Athletic Bilbao

Non solo gli azzurri, anche per i baschi il preliminare è uno snodo decisivo. La loro attesa dura da 16 anni.
  • di Francesco Albanese

    Goretti, Murgita, Shalimov e Thorsten Flick. Per un attimo provate a chiudere gli occhi e pensate a cos'era il Napoli di sedici anni fa. In panchina c'era Renzaccio Ulivieri (un'espulsione ogni 15 minuti) e un giovane Mazzarri gli faceva da vice. Naturalmente si militava in serie B. Se i tifosi dell'Athletic Bilbao si dedicassero alla medesima attività, vedrebbero materializzarsi le sagome di Urzaiz ed Exteberria, quella di Guerrero e Gonzalez e allora sì che cadrebbero in una profonda nostalgia. Risale infatti al 1998 l'ultima partecipazione dei baschi alla Champions League. Sedici anni, una vita. A quel tempo noialtri si confidava nell'esplosione di giovani di belle speranze del calibro di Sbrizzo, Panarelli, Paradiso e Malafronte. Ahimè tutta gente dimenticabile. La grande speranza era proprio l'allenatore toscano reduce da buone annate col Bologna. Cominciai a nutrire dubbi sulla bontà della rivoluzione tattica di Ulivieri quando una volta in conferenza stampa elogiò il gioco degli azzurri in virtù dell'alto numero dei palloni calciati lunghi dagli avversari e stoppati di petto dal nostro centrale Baldini. Stoppati di petto sì, ma poi quasi mai utili per azioni offensive degne di nota.
    Insomma tutto questo per dire che le nostre memorie di Champions sono decisamente più recenti rispetto ai rivali baschi ed è un elemento che va tenuto nella giusta considerazione. Le polemiche sulla deludente campagna acquisti, rinfocolate dall'indigesto pareggio del San Paolo di martedì scorso, rischiano di offuscare lo scenario della sfida del San Mamès. È vero il Napoli si gioca tantissimo (non tutto), ma per loro vale lo stesso discorso. Tornare nell'Europa che conta dopo un digiuno lungo 16 anni significherebbe scrivere un'importante pagina di storia per il club e per di più farlo nel nuovo stadio! Benitez dovrà essere bravo in questo.
    Scaricare sui baschi tutto il peso nervoso della sfida, liberare la testa degli azzurri. Giocare in casa è un indubitabile vantaggio, ma l'eccesso di tensione può fare brutti scherzi.

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