Un cigno di nome Fernandez

A inizio anno era il quarto centrale nelle gerarchie di pubblico e critica, ora l’argentino è un patrimonio da sfruttare con intelligenza
  • di Francesco Albanese

    Ventitré agosto del 2013, ore 18,06. Aurelio De Laurentiis ha appena risposto via Twitter ad un tifoso che gli chiedeva delucidazioni sul futuro di Fernandez, già con le valigie pronte per la Spagna. La replica del presidente non lascia spazio a dubbi: Fernandez è un difensore titolare dell’Argentina ed è giusto che sia anche un difensore del Napoli. In meno di 140 caratteri molti dei sogni azzurri in quelle ore andarono in frantumi. La piazza che reclamava l’acquisto di uno tra Vermaelen, Vertonghen o Skrtel (o perlomeno di Paletta) rimase sconcertata: un altro anno con quello sgraziato fenicottero in mezzo alla difesa pareva intollerabile da digerire. Sappiamo tutti com’è andata. In effetti chi invocava l’arrivo di un altro difensore centrale di livello internazionale non aveva torto, sbagliavano però coloro (incluso chi scrive) a giudicare catastrofica la permanenza del Pajaro. Alzi la mano chi avrebbe scommesso un centesimo sul riscatto dell’ex difensore dell’Estudiantes. Le sue prestazioni con Mazzarri hanno spesso aggiunto capitoli memorabili al manuale che illustra tutto ciò che un difensore non dovrebbe fare quando scende in campo. Di Fernandez ricordavamo bene le sue uscite scriteriate nelle zone laterali, i clamorosi buchi in mezzo all’area ed alcuni comici siparietti con i compagni di reparto (Cannavaro in primis). Insomma una pena, al punto che presso l’Università Federico II erano pronti a tenere una conferenza scientifica che spiegasse il mistero di un calciatore titolare con l’Argentina e allo stesso tempo affetto da atroci amnesie con il suo club. E invece ci siamo dovuti ricredere. Grazie alla pazienza di Benitez e all’applicazione dell’argentino la zavorra si è trasformata in risorsa, addirittura imprescindibile. Con Albiol stremato dai ritmi lavorativi degni di Chaplin in “Tempi moderni”, con Britos che è rimasto Britos e Cannavaro emigrato a Sassuolo (un napoletano non può viaggiare, ci ricordava Troisi) oggi quando manca Federico ci coglie a tutti una mini crisi respiratoria. Intendiamoci non stiamo parlando di Beckenbauer, ma di un valido elemento questo sì. Il Napoli deve ripartire anche da Fernandez? Ad oggi questa appare la soluzione più logica, ma il mercato è fatto di opportunità sia in entrata che in uscita. Pertanto, avendo individuato delle alternative migliori (certo non il rientrante Fideleff), il Pajaro potrebbe pure spiccare il volo verso altri lidi.

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