Io sto con Rafa Benitez. Oggi più che mai.

Fischi al San Paolo. Benitez messo in discussione per il suo "khomenismo". Ma Rafa ci sta regalando un sogno, una rivoluzione, dobbiamo essere alla sua altezza
  • napolinetwork

    di Boris Sollazzo

    Facciamola finita. Impariamo a diventare grandi, noi tifosi per primi. Noi, il pubblico più bello del mondo, fummo capaci di fischiare la squadra dopo un turno di Coppa dei Campioni. Parlo degli azzurri di Maradona. E ora, con 32 punti in campionato ci strappiamo i capelli e gridiamo allo scandalo. Eppure abbiamo un solo punto in meno rispetto all'anno scorso, ma con un calendario che le grandi non ce le aveva messe tutte fuori e un'Europa League in cui collezionavamo figuracce in serie. Se poi guardiamo alla stagione 2011-2012 in cui Walter Mazzarri si giocava la Champions League, allora scopriamo che abbiamo ben 11 punti in più. E stiamo uno sopra pure nel girone europeo, a una partita dalla fine.

    Ma Rafa è diventato un dilettante che non sa leggere le partite, che si ostina a schierare un modulo impossibile, che non sa creare come quel livornese che le stesse cassandre attuali definivano provinciale e poco audace. Lui invece, ora, è giudicato troppo audace e dalle vedute troppo larghe, come gli spazi della nostra difesa.

    Cresciamo, maledizione. Tutti noi abbiamo sempre sognato un Ferguson. Bene, Rafa, che quel genio che ha portato il Manchester Utd sul tetto del mondo definisce uno stupido (odi e insulti chi temi, non chi è inferiore a te, soprattutto se sei un egocentrico di dimensioni planetarie), è il nostro Sir Alex. Non è solo un allenatore, ma un maestro di sport, di vita e cultura, uno di quelli che piomba in una città, in una realtà, e la cambia. La rivoluziona. Come Nils Liedholm a Roma. Vi siete mai chiesti perché Fabio Capello non ha mai conquistato i cuori dei giallorossi e quello svedese sì? Perché Capello ha vinto, ma non ha cambiato nulla. Il Barone, invece, ha modificato per sempre il modo di vedere il calcio nella Capitale.

    Bene, l'allenatore scozzese arrivò a Manchester nell'autunno del 1986. Vinse il primo trofeo, una FA Cup, nel 1990. Nel frattempo collezionò due undicesimi posti, un tredicesimo piazzamento in graduatoria e un inutile titolo di vicecampione d'Inghilterra. Niente meno. Il primo anno mise in fila 14 sconfitte in un campionato. Lo svedese a Roma nei primi quattro anni raccolse applausi e poco più: ottavo, terzo, decimo, settimo. Era una Rometta, va detto. Poi andò a Milano due anni, vinse uno scudetto, e tornò a Trigoria. Tornò e fece sfracelli? No, arrivò settimo. Vinse, la Coppa Italia, è vero, e un'altra l'anno dopo. Però il pubblico lo applaudiva, persino gli ultras, famosi in quegli anni per gli scontri persino fantasiosi che sapevano mettere in atto contro i supporter avversari, smisero di invadere, picchiare, fare casino e cominciarono a guardare le partite.

    Ma noi a Rafa neanche tre mesi vogliamo dare. Siamo terzi, abbiamo un attacco stellare in cui finalmente segnano, con continuità, in quattro (Callejòn, Hamsik, Pandev e Higuain), ci facciamo valere in Europa nel girone più difficile della storia, ma lo fischiamo. Però, complimenti a noi. Lui perde per strada Zuniga, poi pure Mesto che aveva provveduto a rigenerare, Maggio salta diverse partite, Marek Hamsik gioca infortunato per un mese e mezzo e poi entra in infermeria, chissà per quanto, ma è colpa sua.
    Prendiamo gol a grappoli, è vero. Ma che colpa può avere lui se ha dei calciatori che prendono decisioni demenziali? Dipendono dal modulo le palle perse da Armero a Dortmund e contro il Parma, gli errori di Inler in impostazione e in fase difensiva, le comiche di Fernandez e Britos persino sui calci d'angolo dove almeno per doti fisiche dovrebbero saper cosa fare? Sono da addebitare all'allenatore le amnesie di chi non sa giocare d'anticipo, non copre le fasce, non sa scalare né tantomeno chiudere un portatore di palla (vedi, per dire, Keita all'Olimpico?). Abbiamo preso tre gol dall'Udinese: su due calci d'angolo (e una è un'autorete, la seconda di seguito) e su un tiro che avrebbe parato persino Rosati.
    Già.
    Però, guarda un po', dove sono stati inseriti i giocatori che ha fatto comprare lui, va tutto bene. I sei che giocano dalla cintola in giù sono gli stessi che andavano in campo l'anno scorso, e addebitiamo tutto a Rafa. Uno che forse fa giocare troppo Lorenzo Insigne e troppo poco Mertens (ma guarda un po', è così ottuso che al "suo" acquisto preferisce il campioncino di casa), che ha forse scaricato troppo presto Paolo Cannavaro, che però contro Sassuolo e Roma di certo non ha mostrato qualcosa di meglio rispetto ai compagni di reparto.
    Eh, però non si è fatto prendere Astori. Che inetto: il fenomeno che voleva pure il Milan sta facendo ridere a Cagliari, lui si è semplicemente rifiutato di far spendere alla società 17 milioni di euro per uno che non ne vale nemmeno la metà. Meglio fare come Walter, in effetti. Dare dieci milioni al Bologna per un brocco. Certo, poteva impedire a Gamberini di andare via, è vero. Ma sbaglio o fa la panchina al Genoa, ora? Direi che sia Paolo che Alessandro, che ho amato molto, in ritiro siano stati valutati con attenzione. E la decisione presa su di loro non mi è sembrata fatta a cuor leggero. Dimenticavo, c'è un giocatore nuovo lì dietro: Raul Albiol. L'unico ad avere un rendimento di alto livello. Chi l'ha portato? Domanda retorica, non serve che rispondiate.

    Io sto con Rafa. Perché mi ha fatto vincere a Milano, contro la Lazio a Roma, a Firenze. Perché a Roma contro i giallorossi, la rigiochiamo altre dieci volte e non la perdiamo. Perché contro Juventus e Borussia datemi altri arbitri e forse, una delle due almeno, va in maniera diversa. Perché, siamo onesti, quanti giocatori del Napoli giocherebbero nella Juventus? Tre: Hamsik, Higuain e Zuniga. Quanti nella Roma? Gli stessi. Nel Borussia e nell'Arsenal forse due. Pochini, direi, per finire davanti a loro.

    Ferguson e Liedholm, ma anche il nostro Ottavio Bianchi, le loro squadre vincenti non le costruirono in una sola estate. E a Rafa non abbiamo dato l'opportunità, per dire, di avere Cavani, Hamsik e Lavezzi insieme, già rodati e con automatismi derivanti da decine di match giocati assieme. No, a lui abbiamo affidato una rivoluzione.
    E le rivoluzioni si fanno credendo in un'idea, non mettendosi in discussione dopo ogni battaglia. Siamo napoletani, diamine, siamo migliori degli altri tifosi. Viviamo di sogni e bellezza. E Benitez sa darci entrambi. Ha il coraggio di guardare in alto, non vuole compromessi. Aurelio, dagli Agger, Mascherano, Gonalons. Dagli chi chiede, non chi puoi o vuoi: perché te l'ha dimostrato con i fatti, lui non sbaglia nelle scelte. L'unico che non ha consigliato lui nello scorso calciomercato, Rafael, oggi ha cercato di parare un tiro di Bruno Fernandes di testa. Nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore, ha battezzato fuori un tiro che è entrato di mezzo metro sotto la traversa.

    Dobbiamo essere all'altezza di quest'uomo che ci vuole far grandi. Di un Higuain che al terzo gol, per una rete di un compagno, ha esultato più che se avesse segnato lui. Di quel Pandev inferocito alla fine della partita.
    E questo 3-3 un giorno lo benediremo. Perché quest'allenatore oggi non si è attaccato, come avrebbero fatto altri, alle due occasioni sul 2-1 per mettere la partita in cassaforte, né alla parata di Brkic su Insigne sul 3-2. E neanche, infine, al fallo su Inler in occasione del primo pareggio. No, era incazzato nero per i troppi errori. I nostri errori.

    Rafa, fammi sognare. E se tra noi tifosi c'è chi non sa farlo, tu vai avanti per la tua strada. Per la mia strada. Per la nostra strada. Vedrai che presto sul carro del vincitore saliranno in tanti. E noi continueremo a spingerlo e tu ci sorriderai sornione. Come sai fare tu, con quella faccia da Jean Reno in carne che sa essere elegante, ironica ma anche durissima.

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