di Nicola Sellitti

Più di Pjanic, più di Pogba. Si legge e si dice poco o niente, in tv ma anche nei bar: Hamsik è il miglior centrocampista del campionato. E anche per distacco. Costruisce, guida, dirige, ha ripreso anche a segnare (5 gol stagionali), soprattutto è leader tecnico ed emotivo della squadra di Maurizio Sarri che guarda tutti dall’alto. Le copertine vanno ovviamente e giustamente a Higuain, alla sua incredibile stagione da attaccante globale, che porta il gruppo a cantare sotto le curve, un uomo in missione. Ma Marek taglia, cuce, costruisce, si mette sulle linee di passaggio, vince i contrasti, distrugge sull’out sinistro le squadre avversarie con Insigne e Ghoulam. Gli avversari non lo prendono, non lo capiscono. Lui si sposta a piacimento nei tre ruoli della mediana. Ha fatto parlare il campo, ha messo da parte la buona stagione passata con gol e assist in un ruolo che poco gradiva, per un tecnico che poco gradiva, ampiamente ricambiato. Mentre ora è il protagonista del nuovo corso, con Higuain e Reina, degli azzurri. Si legge tanto di Pogba, che diventerà un fenomeno, sicuramente. Ma lo juventino, almeno per ora, non è completo come lo slovacco. Che resta essenziale nelle sue giocate, sempre in verticale, mai banale. Con una gamba che ricorda quella dei primi due anni, della giovinezza che ora fa largo alla maturità, coast to coast soprattutto nei secondi parziali di gara, quando l’intensità scema e gli spazi si aprono. Spesso si sposta dall’asse sinistro alla zona centrale, da regista puro, dieci metri più indietro, a disegnare traiettorie per Higuain che viene a fare sponda, oppure a lanciare Hysaj o Callejon come faceva con Maggio, sino a qualche stagione fa. Comanda lui, Jorginho è il suo scudiero, tocca cento palle, è uno dei primi dati consegnati da Sarri alla stampa, dopo i due punti nelle prime tre giornate di torneo. Se resta questo sino alla fine, il suo peso specifico varrà quello del Pipita o di Reina. Tre campioni per formare la prova scudetto.