E vi dico che qui a Milano hanno già messo Mazzarri in cottura

Report da un nerazzurro autocritico: metà dei tifosi dell’Inter gli ha dato del “Piangina” da subito, e ora che lo slancio iniziale è svanito la macchina infernale dei media comincia a tritarlo per bene
  • di Luca Ianni

    Il “Piangina”: chi è costui ? Nell’accezione più lombarda del termine identifica colui che ha sempre da dire, lamentarsi, soprattutto quando c’è da giustificare un risultato negativo.

    Per una buona metà del tifo nerazzurro, magari quello che ragiona più di pancia, che segue più i dopopartita e gli scambi verbali piuttosto che i risultati ottenuti dal mister toscano sul campo,  l’identikit perfetto era quello di Walter Mazzarri. Ma si sa, il tifoso nerazzurro non ha mezze misure, preso tra l’amore sconfinato per la Beneamata, una stampa totalmente sbilanciata dalla parte bi-retrocessa della città e una società gestita un po’ “sui generis” dal lato della comunicazione.

    La parte più razionale del tifo nerazzurro ha invece visto nel Miste Walte (come viene spesso chiamato tra i tifosi per la sua cadenza toscana che tende ad eliminare le consonanti finali) l’uomo giusto per rimettere in carreggiata una squadra che, dopo l’indigestione di trofei culminati col Triplete, non ha più avuto una direzione tecnica, sportiva e societaria.

    È con questo spirito contraddittorio che si arriva a Napoli-Inter, bivio per la stagione nerazzurra dopo 3 deludenti pareggi e una vittoria stentata (per atteggiamento) nei sedicesimi di Coppa Italia.

    E allora ? Quali delle due anime della tifoseria ha ragione ?

    Non è così semplice; la dinamica delle “cose nerazzurre” non è mai di facile lettura. Ci sono delle abitudini (anzi dei vizi), duri a morire all’interno del mondo Inter, che la fanno da padroni, nonostante il cambio societario, che ovviamente ancora poco o nulla ha potuto modificare. E delle quali si inizia a sentire lontanamente l’odore.

    A cosa mi riferisco ? A quell’abitudine, a quel costume troppo spesso visto secondo cui l’assenza  societaria nel gestire alcuni aspetti soprattutto comunicazionali, mixata come già detto a tanta stampa “interessata”, porta alla cottura a fuoco lento dell’allenatore di turno. Non sto a fare l’elenco di questi ultimi 15 anni, sarebbe troppo lungo. E troppo doloroso per molti di noi.

    La sensazione che si inizia ad avere, legata alla dichiarazioni di Mazzarri nei pre e post partita, all’ inizio della circolazione di quel “venticello” di dubbi che fogli rosa e di altro colore iniziano ad insinuare nel grande pubblico, è quella di un tecnico che inizia ad essere lasciato solo, in pasto a quello che verrà. Ovvero cose buone se infilerà Napoli e derby, cose meno buone se invece uscirà con meno di 4 punti da queste due partite.

    Per onestà intellettuale va detto che chi  scrive era ed è contento della scelta ricaduta sul Mister, sicuramente un tecnico preparato ed all’altezza di un percorso di ricostruzione nell’arco di tre anni di una squadra che punti di nuovo al podio nazionale ed alla partecipazione in Champions League. Ma questo poco conta, e tornando al nostro argomento, il Miste non è certo esente da colpe riguardo il momento attuale della squadra: scelte discutibili nelle formazioni, l’insistenza su Guarin dietro l’unica punta, Kovacic fuori ruolo, Belfodì (come direbbe lui) col contagocce e solo “laterale”.

    La speranza è che lui torni alle sue certezze, ridando la grinta e l’ordine di inizio stagione ad un gruppo troppo soggetto ultimamente a buchi ed imbarcate difensive di stramaccioniana memoria. In caso contrario, dovrà imputare a se stesso di aver chiuso il coperchio della pentola che lo cuocerà a fuoco lento da qui a pochi mesi.

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