Dopo 25 anni c'è finalmente un Napoli capace di ricucire la ferita dell'87-88

Molti di noi non hanno mai superato il trauma di quello scudetto perso a tre giornate dalla fine. I ragazzi di Benitez danno l'idea di poterci rendere giustizia, con un'altra meravigliosa cavalcata stavolta a lieto fine
  • Foto: napolisport1926.com

    di Francesco Bruno

    Assistendo alle sfide contro Arsenal e Porto dell’Emirates Cup di inizio agosto ebbi subito la sensazione di trovarmi dinanzi a un nuovo e grande Napoli. La razionalità poi prevalse sull’impeto passionale azzurro, imponendomi di non tirare affrettate conclusioni positive. Ora, a stagione iniziata da quasi un mese, dopo che i nostri hanno superato brillantemente l’esame di maturità nell’esaltante notte di Champions e quello di laurea vincendo dopo ventisette anni a Milano, posso dirlo: questo Napoli mi ricorda quello della stagione 87/88, quel Napoli che, visto dalla prospettiva della Curva B, sembrava una falange compatta in grado di annichilire qualsiasi avversario.

    Premettendo ovviamente che quello era il Napoli di Maradona, ovvero l’unico extraterrestre del pallone mai manifestatosi sulla faccia della Terra, il paragone non è però troppo improponibile. Anche in quella squadra il punto di forza era l’attacco stellare, quello dell’impareggiabile trio Ma-Gi-Ca, anche allora gli altri protagonisti erano grandissimi giocatori ma non fuoriclasse straordinari, anche in quell’anno bastava che la squadra decidesse di giocare per dieci minuti soltanto ogni partita e per l’avversario non c’era scampo.

    Non so se il Napoli al termine del campionato riuscirà a migliorare il risultato del secondo posto, che comunque sia fu raggiunto nell’87/88. So però, e in questo mi riaggancio al dibattito che imperversa da anni sui siti azzurri e in generale nell’universo web partenopeo, che la sconfitta al San Paolo contro il Milan e il successivo triste epilogo con il comunicato letto da Garella mi lasciarono dentro una sensazione di tristezza e di vuoto che tuttora a distanza di tanti anni ricordo nitidamente. Fu per me  un vero e proprio lutto interiore, come quando si perde improvvisamente e inaspettatamente qualcuno o qualcosa, perché ancora oggi, venticinque anni dopo, sono dell’idea che se quella squadra avesse vinto il campionato avremmo potuto assistere a un’epopea ancor più strabiliante di quella, comunque leggendaria, conclusasi con la Supercoppa del 1990. Le prestazioni che la compagine allenata da Benitez sta sciorinando ormai da un mese hanno idealmente ricongiunto questo Napoli a quello che da settembre 1987 ad aprile 1988 aveva dato spettacolo su tutti i campi. Ecco, osservando l’intensità di gioco espressa finora dagli azzurri, timidamente si fa largo la consapevolezza che questa stagione potrà guarire la ferita aperta nei cuori azzurri il primo maggio 1988, e mai  del tutto rimarginata. Quel trauma psicologico, che dura da venticinque anni, potra’ essere finalmente superato. Come disse il grande Enzo Tortora anni addietro: «Dunque, dove eravamo rimasti?».

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