Teste Matte, non avevo capito niente

Storia di una presentazione letteraria e di un equivoco durato quasi trent’anni
  • extranapoli

    di Francesco Bruno

    In queste due settimane di sosta per gli impegni delle nazionali mi sono dovuto industriare per rendere sopportabile l’astinenza dal campionato. Ho seguito così con interesse i vari focus dedicati dai media partenopei alla rissa scoppiata in curva durante Napoli – Sampdoria. Non avevo compreso bene, essendomi da anni spostato nei distinti, come si è evoluta nel corso degli anni la geografia dei gruppi che popolano le curve del San Paolo. Non piu’ Masseria Cardone, Teste Matte, Mastiffs, Fedayn e Vecchi Lions, largo a Rione Sanità, Fossato Flegreo, Bronx, Sud, Niss, cambiano le sigle degli ultrà nelle curve dello stadio, cambiano strategie e obiettivi dei gruppi. Mi ha interessato, quindi, la notizia che sarebbe stato presentato a Napoli, alla Feltrinelli di Piazza dei Martiri, il libro “Teste Matte”, scritto a quattro mani da Salvatore Striano e Guido Lombardi. L’ho interpretato come una curiosa coincidenza. E ho deciso - io che, pur provenendo da una famiglia di giornalisti e scrittori, sono allergico alle presentazioni letterarie che generalmente consistono in esibizioni personalistiche di autori e relatori – di andare a dare uno sguardo.

    Arrivato in libreria, ho avuto l'impressione che qualcosa non quadrava. Mi aspettavo un pubblico che, se non chiaramente tinto d'azzurro, almeno desse l'idea di avere qualcosa a che fare con il tifo per il Napoli. Ho visto invece persone serene e paciose intente ad ascoltare gli interventi dei relatori, tra cui i piu' attesi erano gli autori e il sindaco di Napoli De Magistris. Scorrendo sommariamente le pagine del volume, mi sono reso conto che le “Teste Matte” di cui si sarebbe parlato non erano il gruppo ultrà di fine anni '80 che ricordavo, ma una decina di sbandati che, tra il 1988 e i primi anni ’90, si dedicavano, in autonomia ed in contrasto con i clan camorristici dell'epoca, a varie attività criminali come il contrabbando, il totonero e gli scippi di Rolex.

    Ho sentito De Magistris rivendicare, proprio in questi giorni di emergenza camorra, l'esistenza di “una Napoli che non è Gomorra, non è quella che viene raccontata da chi vive molto lontano e fa soltanto analisi che sono il frutto esclusivo di letteratura unilaterale. Napoli ha meno reati di Roma e Milano, è la città che è cresciuta di piu' in termini turistici. Raccontando solo il brutto si dà ossigeno a chi pensa che non ci sono più speranze e Napoli è irrecuperabile. Invece non è così”.

    Ho ascoltato Salvatore Striano, ex appartenente di quelle “Teste matte” criminali, ex detenuto in Spagna e in Italia, raccontare la sua parabola da malvivente ad attore e scrittore, dalle strade della malavita alle mostre del cinema di Venezia e Berlino al romanzo scritto con Guido Lombardi, recuperato e cambiato dalla forza salvifica del teatro e della recitazione, conosciuti negli anni di carcere.

    Un bel pomeriggio socio – culturale, insomma, ma che non ha avuto da spartire alcunchè con il calcio e il mondo del tifo. Del resto, navigando in rete una volta tornato a casa, ho scoperto che lo stesso Sasà Striano, in alcune interviste, aveva svelato che “il nostro gruppo criminale e gli ultrà del Napoli, che si chiamavano allo stesso modo, non erano la stessa cosa. Teste Matte è un nome che ci hanno dato giornali e carabinieri, perché non eravamo affiliati ad alcun clan. Il gruppo di tifosi esisteva già, allo stadio frequentavamo la Brigata Carolina, che pure agiva sui Quartieri Spagnoli, la nostra area di origine. Abbiamo fatto sì che la gente pensasse fossimo un tutt’uno. Per noi delinquenti, che eravamo al massimo una decina, essere accomunati agli ultrà, che erano circa quattrocento, significava aumentare il nostro valore”.

    Sono rimasto stupito. Con me il bluff, chiamiamolo così, di Salvatore e dei suoi amici, è riuscito in pieno. Ho sempre pensato che le “Teste Matte” fossero un unico, pericoloso, corpo con la criminalità. Chissà, a questo punto, in futuro, scopriro' che lo stesso equivoco sulle “Teste Matte” vale per la “Masseria Cardone”. Un equivoco, quindi. Durato, per me, quasi trent'anni.

     

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