Addio caro Luca De Filippo, capolavoro di cotanto padre e parte della nostra vita

Se le battute dei suoi personaggi sono entrate nel nostro quotidiano è perché il Tommasino di Natale in casa Cupiello è un grandissimo e brillerà sempre di luce propria. Nel riabbracciare papà Eduardo gli avrà risposto come alla fine di quel terzo atto…
  • di Antonio Esposito

    La notizia è stata per me veramente un fulmine a ciel sereno, stavo aggiornando il pc di mia figlia, quando durante l’attesa di una installazione davo un po’ una scorsa veloce alle “ultim’ora” sul portale “notizie” di win10.

    Leggo in un trafiletto laterale: “Addio a Luca De Filippo”; la prima sensazione (o meglio la prima speranza) che mi pervade è che sia una bufala, uno di quei titoli che ogni tanto campeggiano sul portale “Libero” e che fungono da specchietto per le allodole per fartici cliccare su e sorbirti un po’ di pubblicità; ma ho già il forte sospetto che sia tutto vero…

    Vado dritto allora alla homepage del “Mattino”, e purtroppo ho la conferma di quello che temevo, il bravissimo Luca ci ha lasciato…

    Quando muore un personaggio così la prima cosa che ti viene in mente è “cavolo, ci dovevo andare quella sera al Mercadante, quando diede l’ennesima replica, con l’ennesimo sold out, di Filumena Marturano in coppia con una straordinaria Lina Sastri…”; i miei genitori, infatti, ci andarono e ne rimasero semplicemente entusiasti…

    Era il più tipico dei “figli d’arte”, ma nell’ultima compagnia di Eduardo – quella delle commedie a colori andate in onda sulla RAI nella 2a metà degli anni ’70, quella delle VHS edite da Videorai negli anni ’80, quella della collezione di DVD uscita negli anni 2000, e della quale non ne manca nessuna nella mia videoteca – era riuscito a ritagliarsi un posto di assoluto protagonista.

    Grandissima quella (ultima) compagnia, dalla quale uscirono autentici mostri sacri come Pupella Maggio, Franco Angrisano o Gino Maringola, ma anche attori che lì mostrarono i primi “vagiti”: penso a Marisa Laurito, Marina Confalone, Sergio Solli, Marzio Honorato, Gigi Uzzo, Lina Sastri, fino ad arrivare  ad un giovanissimo Vincenzo Salemme che ne Il cilindro fece una delle sue prime comparse sul grande palcoscenico.

    Ma del resto anche Eduardo era figlio di cotanto padre, poiché il suo cognome, come quello di Titina e Peppino, era ereditato dalla madre, ma in realtà tutti e tre erano figli illegittimi del grande maestro Eduardo Scarpetta, per cui si può dire che la famiglia Scarpetta-De Filippo ha fatto teatro ai massimi livelli ed ha portato Napoli nel mondo per ben 3 generazioni.

    L’etichetta del raccomandato l’ha inizialmente accompagnato durante i suoi primi passi, ma la sua grandezza è stata proprio quella di “brillare di luce propria” al cospetto di tante stelle che recitavano con lui, ma soprattutto al cospetto di “cotanto padre”, il quale in De Pretore Vincenzo nonché proprio ne Il cilindro gli diede addirittura un ruolo di protagonista accanto, in quest’ultima opera, ad una splendida Monica Vitti.

    Ma sicuramente il suo ruolo per eccellenza, quello per il quale entrerà di diritto nella storia del teatro televisivo italiano, è quello di Tommasino in Natale in casa Cupiello: figlio impertinente, perdigiorno e mammone, di Concetta (Pupella Maggio) e di un sognante (davanti al suo presepe) Luca Cupiello.

    Nel momento in cui frasi come “ ’A zuppa ’e latte”, “Faccio prima Natale e poi me ne vado”, fino alla secca risposta “No!” alla insistente e ripetuta domanda del genitore “Te piace ’o presepe?”, entrano nel lessico comune fino a diventare dei veri intercalari nei discorsi scherzosi e confidenziali tra amici, o tra genitori e figli, vuol dire che la linea di confine tra lo spettacolo e la vita comune è stata abbondantemente superata. E, si badi bene, questo è un privilegio che spetta di diritto solo ai grandi come Totò o come suo padre Eduardo.

    Mi vengono in mente tutte le volte in cui, con fare e cadenza lagnante, i miei figli in maniera insistente e ciondolante, quando vogliono fare qualche capriccio, mi chiamano “P-a-p-ààà”, al che io in maniera altrettanto sconsolata gli rispondo “Vaco a fa’ ’o cuoco”, rubando clamorosamente la battuta contenuta nel magnifico atto unico Gennareniello; da stasera anche Chiara e Francesco sapranno che l’autore di quella battuta non è più tra noi.

    Mi è, però, impossibile non ricordare due autentiche “perle” del repertorio di Luca, ovvero la lettura della lettera di Natale ai genitori nella già citata Natale in casa Cupiello, nonché il personaggio di Luigi Poveretti, alias “il palo”, nell’altrettanto meraviglioso atto unico Quei figuri di tanti anni fa, più nota al grande pubblico come Il circolo dei cacciatori: due autentici “camei” che entrano di diritto nei libri e manuali di  “Arte e comicità applicata”.

    Ciao Luca, dopo giusto 31 anni da quel triste autunno del 1984 in cui il tuo papà ci lasciò ad 84 anni, tu hai avuto fretta di raggiungerlo a soli 67 anni; mi raccomando, quando non appena vi rivedrete e lui scherzando ti riproporrà la solita e fatidica domanda, tu rispondigli come facesti alla fine del terzo atto di Natale in casa Cupiello, quando finalmente sul letto di morte gli desti un po’ di sollievo…

    Caro Eduardo scusami, ma pensando a tuo figlio che non c’è più debbo, per l’ennesima volta, rubare necessariamente una battuta alla tua più celebre commedia: Luca è stato semplicemente “Un altro capolavoro tuo, il più riuscito…”.

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